L’autore definisce il primo Venerdì santo “lo scandalo, la follia della croce”, che però, come dice san Paolo, è invece la “sapienza e la forza” di Dio per coloro che credono. Ai piedi della croce siamo responsabili di questa morte, colpevoli, debitori di amore verso gli altri. Siamo piuttosto pessimisti, incompresi, mentre, stando sotto la croce, ci sentiremmo rianimati dalla grazia di Dio, levando lo sguardo verso il Crocifisso, immergendoci nel mistero della sua morte.
Nelle sue ultime parole è delineato il baratro dell’esistenza, in cui però pulsa l’amore e la vita stessa, cioè Dio. Invocando il Padre e ponendo nelle sue mani la vita, la morte, verrà poi come conseguenza il premio della salvezza.
Il Sabato Santo è un giorno aliturgico, che si interpone tra l’orrore del Venerdì santo e il giubilo della Pasqua: è un simbolo dell’ordinaria trama della vita, una fase di transizione, in cui magari il “peggio” è alle spalle, ci siamo raccolti in una rassegnazione. Occorre però, come nel passaggio tra il Venerdì santo e la Pasqua, trasformare la sopportabilità del dolore in una felicità eterna. Così il Sabato santo della nostra vita deve far perseverare nella speranza del premio finale, la gloria di Dio.
Perciò occorre pazienza nell’aspettare, buon umore che non vede tutto tragico, prontezza a lasciar posto agli altri, fiducia di riuscire nonostante le difficoltà, con il coraggio di trovare una soluzione. La virtù fondamentale è la speranza, con la quale si fa tutto il possibile e si affida l’impossibile a Dio. Così il trambusto è passato. Ora sta per venire la Pasqua, la vita vera ed eterna.
La Pasqua non è un avvenimento passato: la Risurrezione è l’inizio della gloria che si sta compiendo e durerà a lungo e troverà compimento attraverso il dolore mortale di una trasformazione naturale e universale.
La natura si evolve nel tempo in uno sviluppo dietro al quale sta la potenza creatrice di Dio. Così anche la storia dell’umanità è orientata verso una meta con una direzione irrevocabile che trova la sua pienezza in Dio, che è il punto terminale della storia. Questo si è realizzato attraverso la morte di Gesù di Nazareth, crocifisso e risorto, che proprio nella Pasqua apre il cammino verso la beatitudine eterna.
Infatti Cristo è asceso al cielo nella sua umanità, che viene poi glorificata condividendo ogni sofferenza umana, per cui lo troviamo, ad esempio, nel mendicante a cui facciamo un dono. É misericordioso con chi pecca, elargendo il suo amore eterno, al di là di ogni divisione umana, ponendosi come luce che illumina i nostri giorni.
A questo punto entra in gioco la nostra fede. Se noi crediamo nel Cristo risorto, venuto tra noi per renderci partecipi della sua resurrezione, godiamo dello splendore della sua gloria che si manifesta in ogni realtà terrestre.
Le meditazioni aiutano a comprendere i contenuti centrali della fede cristiana che sono motivi propulsori del nostro vivere quotidiano, animato dalla gioia dell’amore misericordioso che trae origine dal Salvatore risorto.
Karl Rahner “Che cosa significa la Pasqua” Queriniana – euro7.00